Benvenuti nel mio Blog, se avete saltato la pagina “chi siamo” andatevi a confessare dal parroco di fiducia e poi tornate a leggere. Non ne avete la minima intenzione? siete atei?
OK vi faccio un sunto qui:
Siete in un blog che parla di vino in maniera non convenzionale, pronto a smontarvi tutte le vostre credenze, che io abbia ragione o meno poco importa, la mia missione è portarvi in una dimensione seria senza logica militare, ergo, mettetevi in gioco.
in questo primo articolo parliamo di colori, o meglio smontiamo i colori del vino.
Siamo sinceri: oggi parlare di vino è diventato quasi come parlare di religione o politica. Ognuno ha il suo dogma, la sua verità assoluta, e guai a mettere in discussione l’ordine naturale delle cose: il rosso con la carne, il bianco con il pesce, il rosato “non è né carne né pesce” e le bollicine? Solo per brindare a Capodanno.
Spoiler: è tutto (o quasi tutto) sbagliato.
Bianco: non solo per le tipe a dieta
C’è ancora chi pensa che il bianco sia il “vino leggerino”, da aperitivo easy, da chi “non se la sente” di bere serio.
Newsflash: un bianco può asfaltarti il palato meglio di un rosso da 16 gradi. Chardonnay, Riesling, Timorasso… parliamo di strutture, complessità e persistenza che fanno tremare anche i Barolo più muscolosi.
Quindi, sì, puoi bere bianco anche con la fiorentina. Anzi, fallo. Ti cambierà la vita.
Rosso: il falso mito della serietà
“Se vuoi essere preso sul serio, ordina un rosso importante.”
Davvero? È il 2025, possiamo smettere di fingere che un vino sia valido solo perché “e’ corposo!” o “e’ tannico”? (si, solo il vino rosso ha i tannini)
Il rosso ha il suo fascino (e ci mancherebbe), ma non deve essere una religione.
Più che il colore, chiediti: voglio un vino agile o una carezza di tannino? Una bomba di frutta o un viaggio nei boschi d’autunno? Il rosso va scelto per il suo stile, non per il suo peso specifico.
Rosato: il grande frainteso
Il rosato soffre di una reputazione ingiusta: “il vino degli indecisi”, “una moda da Instagram”, “roba da aperitivo”.
Falso.
Un grande rosato — serio, minerale, profondo — può raccontare un territorio con una forza che né il bianco né il rosso riescono a eguagliare (forse qui ho esagerato)
Pensate alla Provenza con i loro buccia di cipolla (o come dicono i francesi “petalo di rosa”), alla Puglia dove nasce in italia il vino rosato, all’Abruzzo mia terra e terra del cerasuolo d’ Abruzzo: terroir scolpiti nei rosé che sanno essere tanto freschi quanto struggenti.
In altre parole: se pensi che il rosato sia solo “una roba da indecisi”, stai bevendo quello sbagliato (e ce ne sono tanti.).
Bolle: il vero vino da tutto pasto
Se associ ancora le bollicine solo a “cin cin” e brindisi di circostanza, hai perso il treno delle emozioni.
Metodo classico, ancestrali, rifermentati: oggi le bolle sono protagoniste a tavola, dall’antipasto fino al dolce. E sì, puoi tranquillamente berti un Franciacorta 60 mesi con un brasato (anzi, fallo e poi scrivimi grazie.).
Le bollicine sono versatilità liquida, la spinta acida che fa brillare ogni boccone, il guizzo che ti svolta la cena.
metodo classico o charmat? (ma chi c..o è che risponde charmat, siamo seri su!).
Morale della Favola?
Bianco, rosso, rosato o bolla?
Non è una scelta di stile o appartenenza sociale (sono ricco mi bevo lo champagne! gne gne gne).
Non è nemmeno una questione di stagione, di abbinamento scolastico (con la carnazza ci piazzo un bel rosso invecchiato! io si che sono un intenditore).
È una questione di ricerca di sensazioni , di umore, di desiderio.
Il vino giusto è quello che ti fa sorridere al primo sorso (come quando tua mamma ti scrive che ha fatto le lasagne), che ti accende qualcosa dentro.
Tutto il resto? Solo rumore di fondo.

Canzone consigliata per leggere l’articolo: “che cos’è l’amor” Vinicio Capossela


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