
Facciamo chiarezza, perché il mondo ha bisogno di verità. E anche di un po’ di educazione.
Non tutti i vini con le bolle sono Prosecco.
Ripeti con me: non tutti i vini con le bolle sono Prosecco.
Esattamente come non tutti i formaggi sono parmigiano e non tutti gli spiedini di carne sono arrosticini.
Esistono diversi metodi per ottenere le famose bollicine, e no, non sono tutti uguali. Anzi, uno è chiaramente superiore.
Metodo Classico: non è tutto champagne (magari!)
Il Metodo Classico (o “champenois”, per chi ama le definizioni soft francofone) è quello usato per produrre Champagne, Franciacorta, Trento Doc, Alta Langa e altri gioielli dell’effervescenza, in Francia c’e’ la chicchetta Crémant (metodo classico che viene fatto al di fuori della champagne con uvaggi diversi) e lo spagnolo a buon mercato “Cava”.
Qui la rifermentazione avviene in bottiglia, ed è qui che il vino passa mesi (spesso anni)in compagnia dei lieviti, a evolversi, affinarsi, diventare qualcosa di più.
Risultato? Bollicine fini, cremose, integrate. Aromi complessi: pane tostato, nocciola, miele, gesso.
Insomma, un vino con le bolle ma anche con un’anima.
Tecnica in breve:
- Prima fermentazione come un vino normale.
- Aggiunta di zucchero e lieviti (pozione magica!).
- Imbottigliamento e rifermentazione in bottiglia (presa di spuma).
- Riposo sui lieviti dai 18 ai 60 mesi (più tempo passa più diventa complesso e interessante).
- Sboccatura, dosaggio, tappo e voilà.
Metodo Martinotti (aka Charmat): le bolle sul frecciarossa!
Il Metodo Martinotti, o Charmat (stessa storia di metodo classico e champenois), è quello usato per la maggior parte dei Prosecchi.
Qui la rifermentazione avviene in autoclave, cioè in grandi vasche di acciaio a pressione (diverso dalla bottiglia ve’?).
Risultato? Bollicine più grandi, meno persistenti, aromi più semplici e diretti: fiori bianchi, mela verde, pera.
Perfetto per aperitivi, per chi vuole un bicchiere “facile”, ma non chiedetegli la profondità.
Tecnica in breve:
- Fermentazione primaria, come sempre.
- Rifermentazione in grandi vasche chiuse (autoclave).
- Pochi mesi e il vino è pronto. Fast, clean, market-friendly.
lo fate per fare cash, AMMETTETELO!
Momento momento momento però: il Prosecco buono esiste. Eccome.
Chiariamo subito una cosa: non tutto il Prosecco è da apericena con ghiaccio,aperol e la fetta d’arancia.
Ci sono produttori, soprattutto in zone come Conegliano Valdobbiadene o Asolo, che fanno un lavoro straordinario.
Parliamo di selezione di uve, altimetrie importanti, lavorazioni curate, versioni “Rive” o “Cartizze” che meritano rispetto e attenzione.
Il Prosecco di qualità non vuole essere uno Champagne, né un Franciacorta. Non deve.
È un’altra cosa: più fresco, più immediato, più fragrante. Ma se fatto bene, è vero vino, con identità, eleganza e dignità.
Quindi sì: ce n’è tanto di mediocre, ma quello buono (esiste)e non ha nulla di cui scusarsi, esistono produttori seri incazzati con i “marchettari”che sfruttano il prosecco per arricchirsi, è il vino italiano più venduto al mondo indovinate perchè? esatto! perchè costa poco! Caso analogo quello dei Cava in Spagna, dove i produttori di qualità si sono riuniti in un consorzio (Corpinnat) e hanno fregato i marchettari spagnoli (marchettaris?).
Il problema: chiamare tutto Prosecco
È successo anche a te. Ordini un Franciacorta e ti rispondono: “Ah sì, un Prosecco!”.
Oppure: “Hai bollicine diverse dal Prosecco?”.
La risposta corretta sarebbe: “Sì, ho vini spumanti seri.”
Prosecco è una denominazione precisa, legata a un vitigno (Glera) e a un territorio (Veneto e Friuli).
Ma ormai è diventato sinonimo di “vino con le bolle”, un po’ come Scottex per la carta da cucina.
Solo che qui non stiamo asciugando il tavolo. Stiamo bevendo.
Metodo Classico batte Martinotti. E senza nemmeno sudare.
Vuoi struttura? Profondità? Un vino che evolve nel bicchiere e ti tiene compagnia per tutta la cena (e magari anche dopo)?
Metodo Classico.
Vuoi qualcosa di leggero, aromatico, da bere ghiacciato mentre chiacchieri al bar con l’oliva nel bicchiere?
Metodo Martinotti.
Tutto ha un senso. Ma diciamolo chiaro: se parliamo di qualità, finezza, potenziale… il Metodo Classico gioca in Serie A.
Ah quasi dimenticavo, c’e’ un bicchiere corretto per bere tutte le bolle ma non è il flùte, ideale sarebbe il tulipano ma in mancanza va bene il calice(volete tutta la storia di preservare l’anidride carbonica ed esaltare gli aromi? no dai!)
Morale della favola?
La prossima volta che qualcuno chiama “Prosecco” un Trento Doc o un Alta Langa, puoi scegliere se correggerlo con garbo… o con un sorrisetto di compassione.
Ma tu lo sai: le bollicine non sono tutte uguali.
E il Metodo Classico non è solo un metodo. È una dichiarazione d’intenti.
In vino veritas. Ma anche no. Ma almeno, chiamiamo le cose con il loro nome.
canzone consigliata per la lettura: “le mille bolle blu” Mina

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