ABBINAMENTO CIBO/VINO

alla ricerca della felicità (ti smonto le credenze manco fossi all’ikea)

Partiamo da un dogma:
l’abbinamento perfetto non esiste.
Così come non esiste la vita perfetta, il marito perfetto o la carbonara vegana.
Eppure da quando siamo piccoli ci bombardano con “vissero felici e contenti”, principi azzurri, belle addormentate e altre bugie da favola.
Ovviamente, nessuna favola racconta cosa succede dopo il matrimonio.
Ecco, l’abbinamento perfetto è come quel “dopo”: sognato, idealizzato, ipotetico.

Allo stesso modo veniamo educati a rituali alcolici senza senso.
Chi non ha mai stappato il Berlucchino per brindare alla torta con la panna?
Chi non ha mai pensato che “Ostriche & Champagne” fosse l’essenza del godimento?
Beh, spiaze! è tutto sbagliato.

Ma vi spiego perché.


CONTRAPPOSIZIONE E CONCORDANZA: ovvero “la regola degli opposti che si attraggono”

Immaginate la scena:
lei dolce, sensibile, un po’ timida.
Lui spavaldo, navigato, uno di quelli che non deve chiedere mai.
Come finisce la storia?

Avete capito

Però con il vino funziona.
La contrapposizione è il vero cuore dell’abbinamento:

a parità di “struttura” e “persistenza”:

  • cibo sapido → vino morbido
  • cibo grasso → vino acido
  • tendenza dolce (non dolce!) → vino sapido

È chimica. È equilibrio.
Ed è l’unica cosa da sapere.
Facile? NO.

La concordanza vale solo con i dolci:


dolce + dolce = bene
dolce + secco = tragedia nucleare


Al prossimo compleanno di Nonna, metti via il Ferrari che conservi da Natale e compra un Moscato. O almeno un Recioto.


IL LUNAPARK DEL SOMMELIER: “LO STELLATO”

Esiste la normalità. E poi esiste la bolla.
(Per una volta, non parliamo di Franciacorta o Champagne.)

La bolla è quel mondo fatto di stories filtrate,
di grandi serate milanesi e piatti serviti su lastre di ardesia.
È lì che vivono gli stellati: ristoranti-spettacolo dove le chefstar impiattano poesia da 3 cm cubi, e dove il wine pairing diventa arte — e moda, (abbiamo tutti in mente le flexate dei tipi della gintoneria)

Menù degustazione: 150 euro.
Con pairing: 230.
Il sommelier gode a stappare,
lo chef gode ad incassare,tu godi a bere.

il tuo portafoglio se la vede un po’ peggio.

ma vi immaginate a fare lo stesso “pairing” da Nennella o dar Bottarolo?
Magari su un fiore di zucca fritto o sulla pasta patate e provola?
Nel migliore dei casi, ordiniamo “un mezzo litro della casa” e via.
Rosso d’inverno, bianco d’estate, vino della casa tutto l’anno.
Perché in fondo: spendo poco, mi ubriaco uguale.

GLI ABBINAMENTI FATTI IN CASA (ovvero:ma lo scemo sono io che ancora ci provo )

Metti che ci provi davvero.
Che studi, ti applichi, cerchi di far combaciare acidità, grassezza, sapidità, succulenza,tannini e tutto il resto.
Arriva il pranzo in famiglia, sei carico, hai preparato una verticale ragionata:
bolla per l’antipasto, rosato fresco per il primo, rosso elegante per il secondo, magari persino un passito per chiudere.
Ci hai messo l’anima.

Ma poi succede.

“Io bevo solo rosso.”
“Il bianco mi fa venire mal di testa.”
“Non hai un prosecco per la torta?”

Ed è lì che crolla tutto.
Si genera in automatico la frizione parentale.
Ogni famiglia ha il suo cugino che ci capisce, la zia che ha fatto la sommelier al Conad, il cognato che “il Montepulciano che faceva mio nonno, quello era vino!”.
L’abbinamento perfetto?
a casa con la nonna che urla, davvero credevi di farcela?

Se sei ancora convinto, provaci pure. Alla peggio cambia famiglia.


Morale della favola

il miglior abbinamento è:
Quello che ti fa dire “wow” senza sapere perché.
Quello che funziona anche se non lo capisci.
Quello che scegli tu, non quello che ti insegna il sommelier.

Perché alla fine, abbinare un vino a un piatto è come scegliere chi baciare:
non sempre è giusto, ma se ti fa felice… va benissimo così.


In vino veritas. Ma anche no. Però raga panettone e spumante brut mai più.

Canzone suggerita per leggere l’articolo: “Due destini” dei Tiromancino

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FA BENE O FA MALE?

(ZERO FAKENEWS, SVISCERIAMO TUTTO) Scrollando Instagram mi è capitato di vedere uno di quei post dove si diceva che prima del 1956 nelle scuole francesi veniva servito il vino a mensa. Le foto ritraevano bambini delle elementari con bottiglie e bicchieri colmi che neanche noi il venerdì sera all’aperitivo. Domanda spontanea: che aspettativa di vita…

Vin’ a porter

(e se i vostri gusti cambiassero in base alle mode?) La prima domanda che mi viene da fare a un produttore è sempre la stessa: “Nel tuo vino c’è quello che piace a te o quello che piace al mercato?” La risposta non è mai così scontata.Ci sono i duri e puri alla Josko Gravner…

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