Uh baby baby… it’s wine war!

Le guerre sono una cosa seria.
Siamo nell’epoca del Donbass, della Palestina, di Trump presidente (di nuovo) e Giorgia Meloni che fa la voce grossa in Europa.
Ma noi, qui, non vogliamo prendere parte.
Vogliamo stare in disparte. Con un calice di vino in mano.
Bianco o rosso?
Ti dice qualcosa il colore comune delle bandiere? (Dai, non fare il vago.)
Parliamo di Francia e Italia.
E stavolta non c’entrano Zidane e Materazzi, né Baguette contro Carbonara.
Questa è una guerra enologica. E come tutte le guerre vere, non si combatte a colpi di opinioni, ma a colpi di… calici pieni.
Le regole del gioco
Basta con le battaglie di campanile: Langhe vs Chianti, Borgogna vs Bordeaux.
Qui si gioca duro.
Una vera sfida tra giganti.
Una nazionale contro l’altra. Vitigni, blend, terroir: tutto sul campo.
Per evitare risse e flame infiniti, niente singole etichette (ma se proprio volete, immaginate i nomi grossi: Valentini, Conterno, Romanee-Conti, Leflaive , Krug… ci siamo capiti).
Parliamo di massima espressione territoriale. La crème de la crème.
Ah, diamoci una voce critica autorevole, le fonti sono le classifiche degli ultimi 5 anni: Wine Spectator, James Suckling, Wine Enthusiast.
(Robert Parker, se stai leggendo: ci crediamo che sei onesto. Ma certe volte, giura, ti scivola un po’ di Bordeaux-centrismo addosso, eh?)
Le due nazioni prendono un punto per ogni referenza presente in top 20 dal 2019 al 2023 (anno in cui abbiamo le classifiche di tutti complete!)
Passiamo agli schieramenti!
FORMAZIONE DELLA FRANCIA
Allons enfants de la Patrie, le jour de la gloire est arrivé!
I galletti partono col favore dei pronostici. Hanno lo Champagne, hanno la Borgogna, hanno Bordeaux. E soprattutto hanno il branding.
Se l’Italia è cuore e artigianato, la Francia è strategia e storytelling.
Ecco lo schieramento: 4-2-2-2-2
Rossi:
- Bordeaux (Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc)
- Pinot Nero di Borgogna (il dio del vino vestito da Etoile)
- Chateneuf du pape (13 vitigni in blend, orgoglio del Rodano)
- Syrah (se lo copiano in tutto il mondo ci sarà un motivo!)
Bianchi:
- Chardonnay di Côte de Beaune (la perfezione)
- Riesling d’Alsazia (più tagliente di un editorialista di Charlie Hebdo)
Rosati:
- Provenza (chic, Instagrammabile)
- Rosé di Languedoc (la versione punk del fratello famoso)
Bollicine:
- Champagne (non serve dire altro)
- Crémant di Borgogna (il fratello minore, ma mica il fratello scemo)
Dolce:
- Sauternes (con il foie gras, o anche senza)
- Gewürztraminer d’Alsazia, vendemmia tardiva (un profumo che ti arriva prima del bicchiere)
FORMAZIONE DELL’ITALIA
Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!
L’Italia è un mosaico di vitigni, stili, microclimi e follie geniali. È la patria del “ce l’ho solo io”, del “faccio 1.200 bottiglie l’anno e solo se la luna è piena”.
Ma quando vuole, tira fuori una line-up da paura.
I nostri rispondono con 4-3-2-2-2
Rossi:
- Brunello di Montalcino (Sangiovese al top)
- Supertuscan (la ribellione vestita di seta)
- Nebbiolo (nella veste da supereroe “Barolo boy”)
- Amarone (avrebbe messo d’accordo Montecchi e Capuleti)
Bianchi:
- Timorasso (la Borgogna che non ti aspettavi)
- Trebbiano d’Abruzzo (Valentini, alza il calice e spiega tu)
- Verdicchio (Di Matelica o di Jesi, Riesling ti sto aspettando!)
Rosati:
- Cerasuolo d’Abruzzo (rosato con le palle)
- Susumaniello rosato (nuova scuola, vecchia anima)
Bollicine:
- Franciacorta (Metodo Classico con stile italiano)
- Alta Langa (la risposta piemontese allo Champagne. E non è una copia.)
Dolce:
- Passito di Pantelleria (Zibibbo da meditazione, degno di un altare)
- Recioto di Soave (il dolce veneto che non ti aspetti e ti spiazza)
Veniamo al cuore della sfida e vediamo chi si è aggiudicato più punti negli ultimi 5 anni!
Wine Spectator Top 20
- Italia: 5 vini
- Argiano Brunello di Montalcino 2018 – 1° posto (2023)
- Castello di Volpaia Chianti Classico 2021 – 5° posto (2023)
- Caprili Brunello di Montalcino 2019 – 15° posto (2023)
- Fattoria Le Pupille Saffredi 2016 – 11° posto (2020)
- Tignanello 2016 – 7° posto (2019)
- Francia: 4 vini
- Château de Beaucastel Châteauneuf-du-Pape 2020 – 7° posto (2023)
- Domaine Huet Vouvray Demi-Sec Le Mont 2021 – 12° posto (2023)
- Château Canon 2016 – 2° posto (2019)
- Château Léoville Barton 2016 – 6° posto (2019)
James Suckling Top 20
- Italia: 4 vini
- Bertani Amarone della Valpolicella Classico 2015 – 1° posto (2023)
- Renato Ratti Barolo Rocche dell’Annunziata 2019 – 5° posto (2023)
- G.D. Vajra Barolo Albe 2020 – 9° posto (2023)
- Ornellaia 2016 – 3° posto (2019)
- Francia: 3 vini
- Laurent-Perrier Champagne Grand Siècle N°26 – 1° posto (2023)
- Château L’Évangile Pomerol 2020 – 4° posto (2023)
- Cos d’Estournel Saint-Estèphe 2020 – 6° posto (2023)
Wine Enthusiast Top 20
- Italia: 3 vini
- Fontanafredda Barolo Lazzarito Vigna La Delizia 2019 – 10° posto (2023)
- Mionetto Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG – 13° posto (2023)
- Planeta Santa Cecilia Nero d’Avola 2016 – 14° posto (2019)
- Francia: 2 vini
- Domaine Tempier Bandol Rosé 2022 – 8° posto (2023)
- Château d’Yquem Sauternes 2016 – 5° posto (2019)
L’Italia si aggiudica questa sfida enoica con 12 punti contro i 9 della Francia, grazie a una forte presenza nelle classifiche internazionali. Tuttavia, la competizione resta serrata, e la qualità dei vini francesi continua a essere riconosciuta a livello mondiale.
MORALE DELLA FAVOLA?
Francesi: bravi, precisini, con un ego smisurato che può invecchiare in barrique.
Vi si riconosce una bottiglia ad occhi chiusi: ordine, struttura, legno, acidità chirurgica, etichette minimaliste e prezzi che sembrano mutui.
Avete inventato il concetto di terroir, sì, ma anche quello di snobismo.
La Francia è la patria del classicismo, della grandeur, del bicchiere che ti guarda dall’alto in basso.
Eppure vi amiamo. Perché quando centrate il bersaglio, lo fate con eleganza assassina.
Italiani: geniali, disordinati, 500 vitigni autoctoni e 499 regolamenti non rispettati.
Siamo poesia nel caos, estro che cambia da collina a collina, produttori che ti raccontano una vita intera in una bottiglia.
A volte facciamo vini straordinari. A volte facciamo grandi casini. Ma anche nel disastro, riusciamo ad essere affascinanti.
Ci manca la disciplina, ma abbiamo cuore. Ci manca la comunicazione, ma abbiamo bottiglie che gridano emozioni.
La verità?
La Francia è l’accademia. l’Italia è il laboratorio.
La prima insegna il vino al mondo, la seconda lo reinventa ogni giorno.
Chi vince, quindi?
Vince chi beve entrambi.
Chi apre un Brunello o un Bordeaux e non si preoccupa del passaporto.
Chi sa che un Cerasuolo può spaccare tanto quanto un Rosé di Provenza.
Chi non ha bisogno di dire “è meglio” per godersi il sorso.
In fondo, questa guerra…
È solo una scusa per bere meglio. E con stile.
In vino veritas. Ma anche no. Ma almeno, brindiamo entrambi.
P.s. magari qualche info è imprecisa, magari ho favorito un pò l’Italia, magari manca quel vino che ti piace… cogli lo spirito e passaci sopra ok? salute!
Canzone consigliata per leggere il post: Wild World di Cat Stevens (la versione live del 1971)

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